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L'ossessione per le colonne nutrita da Caravaggio e dalla sua protettrice Costanza Colonna è al centro del romanzo, dipanato con il piglio di un saggio di storia dell'arte ma con una libertà di interpretazione dei fatti che assicura al testo il pathos tipico del noir e al lettore un inedito affresco storico. Tale ricchezza del tessuto connettivo dell'opera non sorprende; è il frutto di anni di ricerche bibliografiche e d'archivio, di ripetuti sopralluoghi, di raccolta di indizi ed elementi oggettivi a sostegno dell'audace ipotesi che al centro della produzione di falsi romani occorsa durante il XVI secolo vi fosse addirittura Michelangelo Buonarroti, impegnato in prima persona in questa singolare fabbrica. A testimoniare a carico, ma con infinita ammirazione per il Maestro, un ormai prossimo alla morte Michelangelo Merisi, intento a ricostruire, con l'aiuto del frate che ne raccoglie gli ultimi pensieri, i preziosi taccuini in cui aveva vergato negli anni storie, notizie ed esperienze. L'autrice racconta la sua personale ossessione attraverso quelle dei personaggi cui dà vita. Poco importa individuare con certezza le informazioni che rispondono a verità acclarate per separarle dalle suggestioni sempre verosimili di cui il testo è disseminato. È l'ossessione per la scoperta che ha sorretto Sassano nella lunga redazione del romanzo ed è un'ossessione che l'autrice condivide con il lettore, facendo de "I taccuini di Caravaggio" un'opera aperta, un percorso to be continued. Il romanzo mostra come l'erudizione non sia fine a se stessa, anzi spinge a riconsiderare la cultura come fonte di piacere e divertimento, ma soprattutto uno strumento di interpretazione del presente; offre uno spaccato del potere nel XVI e XVII secolo dal punto di vista di un artista maledetto ma affermato e per questo coinvolto negli intrighi che fecero la storia del periodo, evidenziando il ruolo centrale degli artisti nell'affermazione dell'una o dell'altra fazione, nei destini di papi e sovrani, nella soppressione del nemico. Come non vedere un parallelo con la funzione odierna degli intellettuali e degli opinion makers?